Il successo del Made in Italy in Giappone
Da Febbraio 2019 si aprono nuove porte per l’export italiano in Giappone, grazie ai trattati di libero scambio dell’Unione Europea che azzerano i dazi doganali su moltissime merci prodotte in Italia e destinate al mercato del Sol Levante.
Una grande opportunità, soprattutto per prodotti alimentari quali olio, vino e formaggio.
Il Giappone rappresenta un mercato assolutamente fertile per quanto riguarda l’importazione agroalimentare, nella quale si piazza come quinto paese al mondo con oltre 57 miliardi di euro spesi ogni anno.
Dal 2008, in 10 anni, l’export italiano in Giappone è cresciuto di ben il 51%.
Olio, vino e formaggio, quindi, sono ai primi posti dei prodotti importati.
In particolare l’olio, di cui il Giappone è primo importatore, con un assorbimento del 17% del mercato del Meridione. Anche la crescita annua sugli altri prodotti è sorprendente: 4% per il vino e 5,9% per il formaggio, che negli anni è cresciuto a livello pro capite di consumo per l’abitante medio Giapponese.
Questo trattato aiuterà anche a mettere fine ad alcune pratiche discutibili, come l’importazione di olio di oliva, mescolato in un secondo momento con oli vegetali e rivenduto come extravergine. L’azzeramento dei dazi permetterà una maggiore diffusione di prodotti genuini a prezzi consoni.
Quello Giapponese non è un mercato facile. Occorrono investimenti logistici imponenti e saper stare al passo dell’ufficioso standard della Japan Quality, in cui l’allineamento di un etichetta o la perfezione dell’incarto possono bloccare la vendita in grandi catene, indipendentemente dalla qualità del prodotto stesso.
Questo ovviamente rappresenta uno scalino virtualmente insormontabile per i piccoli produttori, che formano la grande maggioranza dell’offerta premium nel mercato Italiano, ma i gusti Giapponesi ci vengono incontro: i sondaggi effettuati da Nomisma indicano che il Giapponese medio è ben contento di pagare in fascia premium per un prodotto eccellente, e associa l’Italia ai concetti di qualità e passione.
Questi trattati sono una nuova percorribile via per portare l’agroalimentare italiano in una terra lontana ma ansiosa di ricevere la qualità e la sapienza del nostro paese.
FONTE: Agronotizie.