Agricoltura intensiva ed erosione del suolo
Un nuovo ed esteso studio internazionale ha gettato nuova luce su come l’erosione dei suoli fertili possa danneggiare rapidamente la nostra agricoltura ed allevamento.
Lo studio, guidato dalla Lancaster University, ha raccolto dati da tutto il mondo, precisamente da 255 location campione diverse in 38 stati su 6 continenti.
Questi dati hanno analizzato la rapidità di consumo degli strati superiori del suolo, fondamentali per l’agricoltura in quanto ricchi di nutrienti e materia organica, importantissimi come starter delle nuove piantagioni nonché per il filtraggio di materia sovrastante e mantenimento del processo agricolo.
Sono stati presi in esame sia suoli sotto utilizzo intensivo, sia quelli gestiti tramite schemi di preservazione della vita del terreno.
I ricercatori hanno osservato che più del 90% (una percentuale soverchiante) dei suoli in utilizzo con tecniche convenzionali subiscono un costante assottigliamento, e il 16% di questi ha un ciclo di vitale inferiore al secolo. Questo fenomeno è stato osservato in tutti i continenti presi in esame.
Nonostante ciò, ci sono anche elementi di positività. I dati mostrano che tutti i suoli in esame tra quelli gestiti con schemi di preservazione non solo hanno un ciclo vitale più ampio, ma mostrano addirittura casi in cui il terreno riesce a recuperare spessore, “ringiovanendo” di fatto il suolo fertile. Solo il 7% di questo gruppo mostra una longevità teorica sotto il secolo, mentre più del 50% si calcola possa sopravvivere oltre i 5.000 anni.
Convertire parte delle aree agricole a foreste sembra essere il metodo migliore per ringiovanire e mantenere longevo il suolo sottostante. Ma vi sono anche altri approcci per continuare l’azione agricola senza per forza danneggiare il terreno, utilizzando per esempio la crescita di piante tra le stagioni di raccolta per ripristinare i nutrienti, o sfruttare terrazzamenti collinari.
Lo studio, quindi, mette sull’attenti: persino la terra è una risorsa finita, e i convenzionali metodi produttivi la stanno consumando molto rapidamente. Ma abbiamo a portata già oggi molti strumenti per rallentare questa tendenza, se non addirittura invertirne la rotta in molti casi.
FONTE: ScienceDaily.