In soccorso della biodiversità
Abbiamo già analizzato insieme in un passato articolo di come i trend agricoli globali attuali, largamente basati su monocolture, rappresentino un problema ecologico purtroppo già in essere, nonché una minaccia esponenzialmente crescente per il futuro.
Gli umani si basano ampiamente su agricoltura e allevamento per la sopravvivenza, ma queste attività occupano più di un terzo delle aree terrene disponibili e minacciano oltre il 62% delle specie animali e vegetali.
Eppure sono molti gli studi che mostrano la possibilità di supporto alla biodiversità da parte dei “paesaggi agricolturali”, ovvero le aree coltivate in piccola e grande scala.
La comunità scientifica supporta l’introduzione dei principi agroecologici, e non solo agricoli, nelle pianificazioni di produzione mondiale.
In particolare, un gruppo di oltre 360 scienziati da 42 paesi, guidati dall’Università di Göttingen e dalla Westlake University China, hanno pubblicato la loro corrispondenza a supporto di queste tesi sulla rivista scientifica Nature Ecology & Evolution.
Invertire il trend del declino della biodiversità è fondamentale per le persone e per il pianeta, ma richiede azioni coordinate e mirate all’agricoltura sostenibile. Le monocolture, i fertilizzanti e i pesticidi influiscono negativamente su questo trend, che deve essere studiato intorno a un modello che fornisca anche un habitat concreto per le specie che lo abitano: i famosi paesaggi agricolturali sopracitati.
Supportare le comunità agricole locali, che per loro mezzi e tradizioni si basano quasi esclusivamente su piante indigene, fornirebbe un supporto diretto alla biodiversità su scala mondiale, nonché un aiuto sociale allo sviluppo di moltissime zone depresse del pianeta.
Il Dr.Thomas Cherico Wanger, primo autore di questa corrispondenza, riporta: “L’importanza dell’agroecologia per cambiare l’agricoltura moderna e proteggere la biodiversità è stata riconosciuta da moltissime associazioni mondiali e dalla comunità scientifica, venendo perfezionata nella nostra corrispondenza globale. Spero che questi approfondimenti stimolino le giuste discussioni verso una politica sostenibile nei sistemi di produzione.”
FONTE: ScienceDaily.