Le Food Coop iniziano a prendere piede anche in Italia
Il concetto delle Food Coop. non è nuovo: nasce a New York da un movimento degli anni 70, ma è approdato solo recentemente in Europa iniziando da Bruxelles e Parigi.
L’idea di fondo è semplice e assolutamente in linea con la nostra filosofia: un luogo di acquisto consapevole della filiera di produzione, dove i concetti di solidarietà e cooperazione sono alla base di tutto. La principale caratteristica di questi luoghi, infatti, è l’autogestione (totale e parziale) degli aspetti logistici e strategici.
Il primo esperimento italiano è quello di “Camilla Emporio di Comunità”, nato a Bologna e attivo con le prime prove da Dicembre 2018. Una realtà giovanissima quindi, con pochi mesi di vita sulle spalle.
Presso l’emporio Camilla l’ingresso è libero per tutti, ma bisogna associarsi per poter fare la spesa. Diventare socio significa pagare una quota una tantum (125 euro, divisibili in rate) e mettere a disposizione circa 3 ore del proprio tempo tutti i mesi, per partecipare attivamente alla cooperativa: dallo scegliere i produttori al montare le mensole dell’emporio! Ogni competenza è ben accetta.
Anche la scelta dei produttori, ovviamente, e le politiche della cooperativa devono seguire gli standard etici e di produzione che governano l’intera iniziativa: difendere la biodiversità e la multiculturalità, garantire l’approvvigionamento di beni di ottima qualità in difesa al tempo stesso della sostenibilità ambientale ed economica, scegliere un prezzo finale giusto sia per l’acquirente che per il produttore, combattere il mantra dello sconto fino all’ultimo centesimo a discapito di qualità e produzione.
Un patto sociale a difesa di tutti gli anelli della catena di acquisto, dal produttore all’acquirente, passando dal lavoro logistico al costo ambientale del bene che viene messo in commercio.
Vi sembra anacronistico? Beh, è proprio quello di cui il mondo a bisogno, invece, soprattutto alla luce dei dati che traspaiono dai trend di produzione globale.
Ma la buona notizia è che questo modello sta prendendo piede in Italia.
Dopo l’apertura di Camilla a Bologna, sarà il turno di OltreFood Coop a Parma questo autunno, un supermercato partecipativo costruito sugli stessi concetti. Già un centinaio di soci hanno aderito, e non è tutto.
A Cagliari, il progetto Mesa Noa si propone di dare valore a tutte quelle realtà minori che vengono irrimediabilmente tagliate fuori dalla grande distribuzione. Anche qui i concetti di associazione e selezione produttori sono gli stessi, con la consueta analisi del rispetto di biodiversità ed etica del lavoro.